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QUANDO IL FIASCO CAPITA A FAGIOLO

La ricetta toscana dei fagioli al fiasco ci ricorda che anche in cucina le cose migliori,
dalle patatine alle crêpes suzette, a volte arrivano proprio dagli sbagli.

Fagioli al fiasco

Non che la ricetta dei fagioli al fiasco sia un errore, intendiamoci.
Già a partire dagli ingredienti si capisce lo spirito di questo classico: poche cose, tutte di alta qualità lasciate insieme a cuocersi piano piano in modo che distillino la loro anima come nell’alambicco di un alchimista. Come succedeva quando le massaie buttavano il fiasco nella cenere del camino, dimenticandosene per stare appresso a mille altre faccende.
E mentre il fiasco (forse l’ingrediente più difficile da recuperare ad essere sinceri: se ne avete qualcuno tenetelo da parte) si fa i fatti suoi sul fuoco basso basso, noi abbiamo pensato a tutte le volte che da un metaforico fiasco sono nate delle cose meravigliose.

Anche solo per restare in cucina, prendete le patatine fritte: non le french fries, che poi sarebbero nate in Belgio ma questo è un discorso che faremo un’altra volta, intendiamo proprio le patatine quelle del sacchetto. Beh, pare che siano nate nel 1853 per sbaglio o, meglio, per una ripicca non riuscita.
Esasperato dalle lamentele di un cliente che gli rimandava continuamente indietro le patate perché erano tagliate troppo grosse, lo chef George Crum del ristorante newyorkese Moon Lake Lodge Resort le affettò così sottili da essere quasi trasparenti e assolutamente imprendibili con la forchetta, le buttò nell’ olio bollente e gliele portò credendo di fargli un dispetto, e non di creare quel capolavoro di gusto, calorie e colesterolo che sarebbe col tempo diventato la gioia di milioni di bambini e di dietologi di tutto il mondo.

Una quarantina d’anni dopo, nel 1892 un giovanissimo assistente dello chef del rinomato Cafè de Paris di Montecarlo aggiunse troppo liquore alla crêpe che gli era stato chiesto di preparare per il futuro re d’ Inghilterra Edoardo VII. Si decise di servirla comunque, e il giovane principe gradì così tanto che chiese al cuoco, che di certo non mancava di faccia tosta, come si chiamasse quella ricetta così buona. Guardando l’avvenenza dell’ospite che accompagnava il nobiluomo, il ragazzo battezzo il dolce crêpe princesse, ma il buon Edoardo, che non era certo in compagnia di una futura principessa, decise più democraticamente di battezzarla col nome proprio della ragazza. Suzette, ovviamente.

Perché come diceva John Lennon, la vita è quello che ti succede mentre stai facendo altri progetti. E noi, visto che nel frattempo i fagioli si son cotti, realizziamo il nostro progetto di mangiarceli alla vostra salute.

 

Pepe nero

Pepe nero

• Diffusione: nativa dell’ India meridionale, la pianta del pepe è coltivata in tutti i paesi tropicali.
• Coltivazione: le piante si propagano per talea, e arrivano fino ai 4 metri di altezza.
• In cucina:  nell’antichità, come molte altre spezie, serviva a nascondere il gusto di cibi non proprio freschissimi. Oggi dà, come si dice, un po’ di pepe a ogni tipo di ricetta.
• Proprietà terapeutiche: aiuta l’assorbimento di alcune vitamine e, aumentando la termogenesi, facilita il consumo di calorie.
• Curiosità: dalla stessa pianta si ottiene il pepe nero che è il frutto acerbo essicato, il pepe bianco che è il solo seme , il pepe verde è il frutto acerbo essicato con diossido di zolfo per mantenere il colore.
• Proverbio: “A cuopp cup poc pep cap” (Napoli: in un cartoccio piccolo entra poco pepe, cioè non si può pretendere troppo da chi ha poco cervello, ndr.)

Salvia

• Diffusione: originaria del bacino del Mediterraneo, dove cresce spontanea
• Coltivazione: pianta facile da coltivare, teme il freddo eccessivo e i ristagni di acqua.
• In cucina: utilizzata per insaporire carni, primi piatti e zuppe, è ottima anche fritta.
• Proprietà terapeutiche: antiossidante, battericida, antispasmodica, antisettica, rinforza le gengive e lo smalto dei denti.
• Curiosità: il suo nome deriva dal verbo latino “salvare”, a dimostrazione delle infinite proprietà curative che gli antichi le riconoscevano.
• Proverbio: “Chi ha la salvia nell’ orto ha la salute nel corpo”.

Fagioli Zolfini

• Diffusione: una varietà rara, coltivata in alcune zone della Toscana come la lunigiana (Lucca) e nella dorsale valdarnese del Pratomagno (Arezzo).
• Coltivazione: terreni poveri, e non in pianura perché le sue radici non sopportano il ristagno dell’ acqua.
• In cucina: la loro buccia sottilissima li rende particolarmente digeribili, e il nome “burrini” indica la morbidezza della loro consistenza. Dai fagioli al fiasco alla ribollita, sono un classico della gastronomia toscana.
• Proprietà terapeutiche: aiuta l’assorbimento di alcune vitamine e, aumentando la termogenesi, facilita il consumo di calorie.
• Curiosità: sono detti anche fagioli del cento, perché si piantano il centesimo giorno dell’anno, Il nome zolfini viene dal colore della  buccia.
• Proverbio:  “Gli amici son come i fagioli, parlano didietro”

Aglio

• Diffusione: diffuso in tutto il mondo.
• Coltivazione: gli spicchi vengono separati e piantati con la punta verso l’alto.
• In cucina: utilizzato per condire e per preparare salse come pesto, aioli, tzatziki.
• Proprietà terapeutiche: ipertensione, ipercolesterolemia, vermi intestinali, intossicazione da nicotina. Il consumo di aglio dà un generale senso di benessere all’organismo per la sua azione anti batterica quindi anti infettiva.
• Curiosità: il suo odore deriva da un olio volatile a base di zolfo (alliina).
Si neutralizza con qualche grano di caffè, anice o cumino, o eliminando l’anima verde all’interno dello spicchio.
Dipinto nelle piramidi egizie, faceva parte del cibo fornito dalle autorità per mantenere gli schiavi in salute.
• Proverbio: “Tutu vegn al taj, anca i unc per pelà l’aj” (Brianza: tutto viene utile, anche le unghie per pelare l’aglio, ndr.)