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Il menu di Natale, e di tante altre feste

Screenshot 2014-12-22 22.11.27A dire il vero è stato preparato per un’altra occasione (da queste parti c’è un sacco di gente che compie gli anni a una settimana dal Natale: auguri a Mauro, a Marilena e a mia sorella, uno in fila all’altro!) .
Così, ecco per voi l’elenco e le foto di un pranzo davvero speciale:
le ricette dei piatti che compongono questo menu seguiranno nei prossimi giorni. Intanto, lo aggiungiamo ai Meniu di Natale dei blogger di Cucinare Meglio. Con i nostri migliori auguri

ANTIPASTI
-Cestini di pasta brisèe con alberelli di ricotta e spinaci (le palline sono bacche rosa)
-Alberelli di pane da tramezzini con patè di tonno e lenticchie
-Cestini di bacon con insalatina di mele, mandarino e salmone

PRIMO
-Risotto ai gunfhi e formaggio Branzi con cialda di grana.
(trovate la ricetta in un post precedente)

SECONDO
-Purea con vaniglia (insaccato tipico brianzolo) con chutney di albicocche di Tipika Food

DESSERT
-Quadratini di torta paesana delle feste (senza uvette e p9noli ma con limone e cannella), panna vegatale e bacche di goji.

 

P.S. per completare il menu, una ghiotta scoperta che abbiamo fatto in questi giorni: Nils Landgren .  Consigliandovi i suopi straordinari album CHRISTMAS WITH MY FRIENDS vi ripetiamo i nostri auguri di buone feste.

 

In cucina c’è luce. E anche i mustaccioli…

Screenshot 2014-12-10 10.43.13E’ da oltre trent’anni che pendolo in treno fra il mio paesello e Milano, e ieri sera ho notato una cosa insolita.  Ogni anno, dopo sant’Ambrogio,  le case via via sempre più numerose che si affacciano sui binari iniziavano una dopo l’altera a punteggiarsi delle luci colorate degli alberi di Natale.

Ieri sera no, ieri sera se ne contravano soltanto uno, o due: spero in un ritardo, ma ho la nettissima impressione che quest’anno di luci ne saranno accese ben poche. Siamo tutti incupiti, intristiti, arrabbiati, preda della paura di perdere quel poco che abbiamo che nemmeno ci accorgiamo del valore simbolico di quelle luci accese sui nostri balconi o alle nostre finestre.

Ancora prima che l’Europa diventasse cristiana, a Roma durante il solstizio d’inverno si festeggiava la festa del “Sol Invictus”, del sole che tornava a riprendere pèossesso del cielo dopo la notte più lunga dell’ anno.  Non dovremmo scordarcelo mai:  le luci di Natale sono il simbolo della rinascita dopo il buio, e così anche le candeline che nei paesi nordici incoronano la testa delle ragazzine vestita da Santa Lucia.

E qui arriviamo alla storia di Natale di oggi, quella di una Lucia che abbiamo conosciuto grazie ad alcuni post di Radio Siani: questa “radio della legalità”, nata e cresciuta in un fabbricato sequestrato alla mafia,  da alcuni mesi produce e pubblica i video del canale  YouTube di Lucia Esposito, chiamato “C’è Luce in Cucina”.

Figlia di una coppia di non vedenti, Lucia ha perso la vista all’ età di vent’ anni, e ovviamente la cosa le ha causato traumi anche psicologici non indifferenti, ma dopo un periodo di profondissima tristezza è riuscita a riprendere in mano la sua vita.

Moglie e madre, alla ricerca di uno spazio tutto suo Lucia ha riscoperto una passione di sempre e ha acceso le luci dei riflettori sulla sua cucina.  Vederla muoversi con naturalezza fra ingredienti e fornelli, creare piatti della tradizione da condividere con tutti i suoi fan (perché Natale è anche condivisione) mostra in modo esplicito che davvero possiamo tutti uscire dal buio.

Con la forza dell’ impegno, la concretezza della volontà e anche con la leggerezza della luce. e delle luci: accendiamole anche quest’ anno, per illuminare il nostro bisogno di continuare a credere in un futuro fuori dal buio.

Grazie, Lucia Esposito, anche per la ricetta dei Mustaccioli 🙂

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Racconto di Natale: il Panettone rende liberi

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Occupandomi di food da qualche anno, vi dirò che sonno stanco di raccontare come sempre la storia di Toni, il  garzone di panettiere (prestinèe, visto che siamo a Milano) che per sbaglio fece cadere l’uvetta e i canditi nell’ impasto del pane creando un dolce che prese il suo nome, PAN DE TONI, appunto.

A parte il fatto che non si sa neppure se sia vera, l’avrete sentita mille volte. Questa invece, almeno per me che l’ho sentita da poco, è nuova. Ed è assolutamente veritiera.

Oggi vi voglio parlare di un panettone speciale, oltre che per la sua qualità ( l’ho assaggiato a ottobre, piuttosto in anticipo sulla stagione, fra gli stand di Milano Golosa: bella manifestazione, fra l’altro, aspetto la prossima con l’acquolina in bocca…) proprio per la storia che racconta.

Si tratta del panettone della Pasticceria Giotto, parte del progetto di integrazione sociale avviato  da tempo all’interno del carcere di Padova. Fra i vari progetti, quello che più riguarda chi si interessa di cibo è proprio il laboratorio di alta pasticceria in cui viene prodotto il panettone.

E anche qui, non starò a dirvi che è buono perché aiuta l’integrazione e altre chiacchiere  che a Natale rischiano di diventare stucchevoli: è buono perché è buono da mangiare, ha pure vinto il titolo di Migliore Pasticceria d’Italia assegnato da Il Gastronauta, per il resto è utile.

Perché operazioni del genere non vanno fatte per bontà, ma perché serve a tutta la società fare in modo di reintegrare fra i suoi ranghi persone che hanno commesso magari degli errori, ma che hanno dei talenti di coltivare.

Nel sito della pasticceria Giotto troviamo le parole  di uno dei lavoratori detenuti che sono davvero illuminanti:

“La mia è certamente una condizione migliore rispetto a quella di tanti altri detenuti; spero che anche altri possano avere questa possibilità. Sto imparando il mestiere di pasticcere. La possibilità di lavorare in carcere ha cambiato tante cose in me. Credo di essere maturato, di essere cresciuto. Imparando il mestiere spero di riuscire, una volta uscito, a fare una vita normale.”

Sul loro e commerce potete anche ordinare eventuali regali da fare agli amici o ai clienti, certi di fare una bella figura perché come vi dicevo i dolci che producono sono davvero squisiti. E fate un regalo anche al nostro Paese: quello della speranza di un cambiamento, che inizia proprio dq queste azioni concrete.

Appuntamento alla prossima settimana con un’altra storia di Natale dedicata al cibo.

I galli cantano a Natale – Il menu di Odio il Brodo

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I prototipi delle magliette di Odio il Brodo

Ci hanno chiesto di darvi il nostro menu per il pranzo di Natale. Allora, iniziamo a dire che ovviamente il brodo di cappone ve lo scordate (almeno per il momento, ma a Natale siamo tutti più buoni, chissà…). Anche perché, diciamoci la verità, con l’età il rischio di scambiare noi galletti per degli innocui capponi si innalza notevolmente, e non vorremmo essere vittime di un equivoco. Però, dai, nonostante il tempo che avanza e sebbene siamo entrambi diversamente magri la nostra porca figura la facciamo, nelle nostre nuove magliette. Abbiamo indossato i prototipi per augurarvi Buon Natale e per anticiparvi che nel nuovo anno ci saranno alcune sorprese… Ma torniamo al Natale: lo sapevate che fra le tradizioni della vigilia in Spagna c’è quella di andare alla messa di mezzanotte, che viene chiamata “Missa del Gallo”? E uno di questi due galli andrà davvero a cantare alla messa di mezzanotte. L’altro no, sarà a casa a cucinare per la famiglia e gli amici un  menu rustico, fatto con tutte le ricette di cui finora abbiamo pubblicato l’infografica: polenta concia, fagioli al fiasco e castagnaccio: cercatele fra le pagine di questo blog. E prossimamente anche… no, questa è un’altra sorpresa.  Per il momento, tanti, tantissimi auguri!!!

 

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