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Peperoni ripieni veloci veloci…

Screenshot 2014-07-13 09.35.50…veloce come questo post. Perché si ha un bel dire contro il microonde, e l’ho fatto anch’io spesso. Poi ho scoperto quanto mi semplificava la vita e ho iniziato a usarlo, a volte anche con gratitudine.

Come sabato sera, quando di ritorno dalla spesa ho scoperto di non aver segnato sul calendario la cena programmata con una coppia di amici che, per fortuna, mi han chiamato avvisando “fra venti minuti siamo lì”.

Così ho tagliato e pulito dai semi i due peperoni (uno rosso e uno giallo) che avevo appena acquistato e li ho messi al microonde massima potenza per cinque minuti, così si sono ammorbiditi ben bene.

Una volta accumulata la spesa nel frigorifero (“mettere a posto” è un concetto molto ottimistico di quello che ho fatto in così poco tempo…) ho deviato la carne trita dalla sua originale destinazione per il ragù  quella di ripieno, mischiandone quattro etti con tre uova e una sapiente nevicata di parmigiano grattugiato, sale e pepe.

Ci ho riempito i peperoni e li ho messi di nuovo al microonde (benedetta sia la funzione crisp) per altri venti minuti.

Grazie al gelato portato dagli amici, e a una bella insalata di pesche e amaretti, la cena è stata in qualche modo salvata.  Certo, se avessi comprato un peperone verde avrei perfino potuto spacciare questa cena gialloverde con un omaggio al Brasile che giocava proprio quella sera, la finalina dei mondiali di calcio, ma visto com’è finita la partita, in fondo è stato meglio così…

 

Partigiana di melanzane e peperoni: la parmigiana di chi resiste.

Screenshot 2014-04-24 21.15.10“Non c’è libertà che non contempli quella dei sensi e le condizioni del godimento. Non v’è alcun piacere, senza libertà.”

Questa frase è presa dal libro CUOCHE RIBELLI dove si parla di figure femminili in cucina che non sono le solite mamme e nonne, ma donne che hanno fatto una “cucina impudica” attraversando il novecento con le loro personalità decise: una cocotte parigina, una militante anarchica della Colonna Durruti, un’allieva della scuola d’arte tedesca e membro di una cellula spartachista.

Nel suo piccolo, la nostra Partigiana di melanzane resiste  ai luoghi comuni per cui la cucina deve essere una cosa o dolce e buona che ricorda la mamma e i sapori dell’infanzia, o un’ opera d’arte da commentare con la stessa sussiegosa incomprensione che si ha di fronte a un’ opera d’arte contemporanea, o una riproposizione fedele dei piatti di una tradizione che ormai non esiste più.

Così per celebrare la festa della liberazione dai luoghi comuni abbiamo dato alla solita parmigiana un twist più deciso. Le melanzane sono state fatte saltare con l’aglio, che tiene lontani mostri e vampiri , e non fritte perché per resistere bisogna cercare di essere più leggeri.

Il pomodoro concassé è stato saltato col peperoncino, perché un po’ di piccante aiuta a non annegare tutto in una indistinta passata .

Al posto della fresca mozzarella il gusto “montagnino” del taleggio e invece del basilico il profumo intenso dell’ erba cipollina.

Il tutto, dentro una fetta di peperone svuotato e scottato (ma non troppo perché per motivi ideologici non si può certo ammorbidire eccessivamente 😉  ) prima di un rapido passaggio in forno.

Magari non piacerà a tutti, ma la resistenza è servita anche a far capire che quello che era piaciuto a tutti per vent’anni non era poi così buono. Sicuramente però non lascerà indifferenti, e se un piatto sicuramente non basta a scuotere le coscienze, sicuramente scuoterà il palato.

Per rifare la solita parmigiana, poi, saremo in tempo tutto l’anno. Oggi si resiste.