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Non mimose, ma anelli di pasta ripieni.

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E così è passata un’alatra giornata della donna. Confesso che ho provato a resistere, ma alla fine qualcosa di giallo alle mie signore l’ho preparato: al centro di questo menu, che prevedeva come aperitivo le uova alle bella rosin che vedete qui sotto, c’erano gli anelli di pasta ripieni, per i quali mi sono ispirato a due chef conosciuti durante questi mesi di esperienza con i blogger di Cucinare Meglio, Tiziana Stefanelli incontrata grazie a Star e Ale Borghese visto all’evento Danone.

Ispirandosi ai loro piatti realizzati con la calamarata di Gragnano, che però non ho trovato, ho realizzato questo primo piatto in giallo, semplice semplice (insomma, non proprio ma non mi piace far pesare le cose).

Così ho preso un paio di filetti di platessa, con tutta la pelle per avere un po’ di collagene per tenere insieme quello che sarà il ripieno della nostra pasta, e li ho fatti bollire con una patata.

Una volta lessate, le ho scolate e poi frullate con un po’ di latte e una bustina di zafferano.

Mentre bolliva la pasta, ho fatto saltare in pentola una manciata di erbette con uno spicchio di aglio, cui poi ho aggiunto quattro cucchiai di yogurt bianco in cui ho fatto sciogliere due cucchiaini di una piccante miscela tandoori e ho frullato il tutto per metterlo a specchio sul fondo del piatto, dove poi ho messo la pasta riempita con il composto di patate e platessa.

Per amplificare l’ “effetto mimosa” ho grattugiato su tutto un po’ di tuorlo d’uovo molot, ma molto sodo (cottura almeno quindici minuti, come si fa con le tradizionali “uova alla bella Rosin” tipiche del Piemonte.

E buon appetito, anche dopo l’8 marzo

 

Maiale sarà lei! Il lato suino del Rustin Negà.

rustin negà

Il filetto di maiale è uno dei grandi classici della cucina di casa mia: l’ho fatto in crosta una settimana prima che lo proponesse Masterchef e l’altra sera, con grande sorpresa, l’ha preparato mia moglie.

Schermata-03-2456730-alle-12.18.41E l’ha fatto seguendo la mia ricetta del milanesissimo rustin negà (arrostino annegato, per i non milanesi), un piatto che da noi è anche un piatto vero e proprio, dal momento che l’abbiamo nella collezione dei “piatti del buon ricordo” di cui siamo andati per anni a caccia nei mercatini dell’ usato.

Praticamente il filetto di maiale è stato infarinato, poi fatto rosolare in padella con olio, burro e rosmarino dopodiché è stato, appunto, annegato ma non nel vino bianco come la ricetta originale: il sapore più vigoroso del maiale (e il fatto di averne una mezza bottiglia avanzata dalla sera prima) ci ha suggerito un vino rosso abbasanza corposo. Così nella successiva cottura lenta, circa un’oretta, oltre a glassarsi come nella ricetta originale ha preso un bel colore bruno all’ esterno.

Nel frattempo bollivano le patate, che poi sono state fatte saltare nel fondo di cottura dell’ arrosto (gras de rost, in milanese, significa anche persona pedante e difficile da digerire, e questo vorrà pur dire qualcosa…).
Così, messe in forma le patate, ci abbiamo adagiato sopra le fettine del nostro filetto e, in cima come la classica ciliegina sulla torta, una ciliegina di mostarda, che una volta consideravo cibo tipicamente da papà e che, in effetti, da quando papà lo sono diventato davvero, ha iniziato a piacermi.
Schermata 03-2456729 alle 21.06.03Ma di questo parleremo un’altra volta, dopo aver fatto piangere i bambini con una perfida vignetta su una delle loro beniamine che a me, invece, sta cordialmente antipatica a causa del suo muso che mi ricorda… No, non ve lo dico. ma pensateci la prossima volta che vi capita di andare in un bagno pubblico e vedere i disegni sulle pareti.