Ci sono errori di valutazione che possono stimolare la creatività. A me è successo venerdì sera, quando mi sono accorto che avevo messo a bagno un numero di ceci secchi spropositato rispetto al numero degli invitati cui avevo promesso i falafel preparati secondo la nostra inforicetta.
Così, dopo aver preparato un trentina di saporitissime palline fritte, mi sono ritrovato lo stesso quantitativo di legumi ammollati che mi guardavano perplessi, inconsapevoli del futuro che sarebbe toccato loro in sorte.
I primi li ho sistemati sabato a pranzo, utilizzandoli per preparare un saporitissimo sugo con i gamberetti e i pomodori prlati, fatti insaporire prima con un soffritto di aglio e scalogno e , a fine cottura, con un trito delle erbe aromatiche che ho piantato sul balcone.
Ma ancora i ceci non erano finiti, e allora, hummus: io lo preparo sempre rispettando la rigorosa ricetta degli amici di labna , e sabato pomeriggio ne ho prodotto in quantità industriali distribuendolo poi a larghe mani a tutto il parentado.
Eppure, nella ciotola c’erano ancora ceci in abbondanza e nel vasetto della Tahina ancora una dose generosa di questa pasta di sesamo irrinunciabile per la preparazione dell’hummus. Così è scattato l’esperimento .
I ceci residui sono stati tritati grossolanamente e miscelati con la tahina rimanente, ottenendo un impasto di buona consistenza distribuito su una teglia bel oliata, come se fosse una farinata, e messa poi in forno a 220 gradi per una ventina di minuti.
Ne è uscita una focaccia davvero golosa, ideale anche per chi soffre di intolleranza al glutine. Certo, l’abbinamento col prosciutto cotto e l’insalata con cui l’ho proposta a tavola non è esattamente consono alle tradizioni religiose mediterranee dei popoli che han creato l’hummus, ma si sa che Odio il Brodo ama la contaminazione. Per non parlare del prosciutto…