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Curiosità, spunti, suggestioni per fare qualcosa di nuovo in cucina

Fritta…Tigre: un antipasto rapido, gustoso e ruggente

 

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Settimana scorsa insieme agli amici di Cucinare Meglio siamo stati all’evento con cui Tigre, il formaggino che tutti una volta o l’altra abbiamo sciolto nella pastina da piccoli cercando di dimenticare che fin da piccoli odiavamo il brodo, festeggiava i suoi 90 anni.
Un evento tranquillo e familiare, dove ci hanno mostrato il vecchio spot ( se non mi sbaglio l’aveva girato il regista Roberto Cavaciuti, con cui qualche volta ho lavorato anch’io in una vita precedente, e che saluto) e anche le promozioni più recenti fatte con La Pina e Diego.

E mentre scorrevano le immagini e guardavo il packaging celebrativo, che riprende l’originale del 1924, facevo il mio evento personale  personale dedicato al felino ruggente con la consueta, folle playlist che mi ritrovo sempre nel cervello per ogni cosa: dal buon vecchio Satchmo di Tiger Rag (brano quasi coetaneo del formaggino), passando per il Rocky di Eye of the Tiger fino a Katy Perry e al suo ROAR sulle cui note mi si sono materializzate nel cervello procaci ragazze vestite da tigre con in mano un vassoio di queste frittatine con formaggio Tigre, ricotta, curry e , ovviamente uova.

Così quando sono tornato a casa le ho rifatte, e potreste provarci anche voi: due uova, cinque formaggini, una ricotta piccola e curry quanto ne volete. Per me non è mai abbastanza…

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Roberto Freak Antoni: addio, con un brodo di parole.

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1…2…6…9

Sono in para dura.
Rullerei qualcuno di Kartoni.
Sono un tipo senza storia, mi han fregato la memoria.
Il lavoro a me mi stende, e per giunta non mi rende.
Se non ho voglia di parlare non mi devi biasimare,
e non cercare di distrarmi, voglio solo skakkolarmi.
Io me la meno, ma ti amo da matti.
Divento demente, e faccio largo all’ avanguardia.

Chissà che viaggio si farà,

Roberto Freak Antoni.

E comunque Dio ci deve delle spiegazioni.

Questo è il nostro addio al nume tutelare di ODIO IL BRODO

Mellow Yellow: il mio risotto giallo manga…

risottomellowIl risotto giallo alla milanese dovrebbe essere servito all’onda, cioè mantecato a dovere e morbido al punto giusto. Ma c’è una nuova onda gialla che da qualche anno invade Milano, almeno un paio di volte l’anno: è uno tsunami che arriva direttamente dal Giappone e che vede un numero sempre crescente di appassionati vestirsi come gli eroi dei Manga ( per chi ancora non lo sapesse ancora, i fumetti giapponesi che si leggono al contrario da destra verso sinistra).

Una delle occasioni per farsi travolgere da quest’onda è il Festival del Fumetto di Novegro (Milano-Linate): io domenica ci sono stato, e dopo aver incontrato Sampei il pescatore (Tsurikichi Sanpei), Lady Oscar (Berusaiyu no bara), l’ispettore Zenigata (Zenigata keibu) e Lupin III (Rupan Sansei), Fairy Tales e Sailor Moon (Bishōjo Senshi Sērā Mūn) mi è venuta l’idea di dare un tocco orientale al tradizionale risotto giallo allo zafferano, e un nome che facesse onore a Yellow Kid, il primo fumetto della storia.


Così ho preparato il mio classico brodo di verdura, un soffritto solo di cipolla e dopo aver fatto tostare il riso l’ho sfumato… con il succo di mezzo limone. Poi ho aggiunto un mestolo dopo l’altro il brodo in cui ho sciolto una bustina di zafferano (fra l’altro, vicino agli scaffali dove lo vendono manca davvero poco che mettano dei bussolotti come per entrare in banca: ci avete fatto caso?). Ancora giallo, e questa volta davvero orientale, con una buona dose di curry: io ci vado già piuttosto pesante, ma potete dosarlo voi a piacere.
A cottura ultimata, ho mantecato con una crescenza leggera e l’ho servito , altro omaggio al mondo del fumetto, con due orecchie (stile Totoro) fatte di chips di grana padano.
Avevo ospiti piuttosto difficili, milanesi D.O.C. per cui il risott giald, risotto giallo, è quasi una fede e devo dire che l’esperimento ha ottenuto un corale arigatò (ありがとうございます, Arigatou gozaimasu: Grazie molte, ndr), spero come ringraziamento giapponese e non come richiesta alternativa di un piatto di pasta, come nello storico spot di Fellini per Barilla .
Nel dubbio, mi sto già prenotando per l’appuntamento con Cartoomics per un nuovo tuffo nel manga… e magari per rivisitare pure la cotoletta!

Odio il Brodo con la Masterchef Tiziana Stefanelli: una Star in famiglia

quel gallettone di Massimo

Il nostro gallo Massimo raspa il terreno
prima di scendere nell’arena…

Per un blog che si chiama ODIO IL BRODO, partecipare a un evento organizzato dal dado Star potrebbe sembrare quasi una vendetta del destino. E invece… Dal momento che questo blog dichiara fin dal sottotitolo di non essere la solita minestra, il vostro galletto ha apprezzato le parole di introduzione di Tiziana Stefanelli. Proprio lei, l’avvocato che ha vinto la seconda edizione di Masterchef insieme alla nomea di antipatica.
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Tiziana di Masterchef: non sono cattiva, mi disegnano così…

Beh, anche qui è crollato un luogo comune: non è antipatica per niente, un po’ come Jessica Rabbit “non è cattiva, è che la disegnano così”. E il montaggio di Masterchef l’ha disegnata come il personaggio antipatico e saccente che, invece non è (un piccolo trucco per guardare la puntata di stasera: il montaggio di Masterchef, lo abbiamo scoperto ieri, viene fatto quando già si sa chi è il vincitore, che viene tenuto volutamente in ombra fino alle ultime puntate… chi vincerà quest’anno?)

Il suo discorso introduttivo, dicevamo: Tiziana si è presentata come una donna che lavora, e che col titolo di Masterchef ha aggiunto un altro impegno al suo mestiere di avvocato e al ruolo di moglie e di mamma che non sempre ha il tempo di preparare il brodo con tutti i crismi e per cui il dado è un valido aiuto. Al netto del fatto che è testimonial del brand, e quindi indiscutibilmente di parte, devo dire che personalmente le cose che semplificano la vita mi piacciono: mica sempre si possono passare ore in cucina, e a volte qualche piccolo trucchetto aiuta, dal dado al microonde con cui, in carenza di tempo, io preparo perfino la crema pasticcera.

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Sotto lo sguardo vigile di Enza, Willi spennella parallelepipedi di melanzana…

Ma tornando ai dadi, vi devo dire che Tiziana non li ha usati per fare il brodo: ci ha insaporito i parallelelepipedi di melanzane su cui ha poggiato il tonno emulsionando con olio di oliva e sciroppo al sambuco, l’aglio, il timo e un dado vegetale sbriciolato.
Poi l’ha messo nel latte insieme a una cipolla e all’aneto per cuocere il baccalà da mantecare per il ripieno della pasta calamarata di Gragnano (buonissima, fra l’altro).
Questo per quanto riguarda Star e il dado, ma quello che non vi ho ancora descritto è l’aria di famiglia: bella l’organizzazione di Burson Marsteller, l’agenzia di PR che segue da tempo il marchio, ma ancora più bello ritrovarsi insieme, di persona, con il nostro boss Stefano Moraschini (che adesso sa che cosa vuol dire avere a che fare con una bastardella) e tre grandi persone.
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Enza sotto l’ala di Tiziana… e presto anche lei in TV!!!

Iniziamo ovviamente da Enza, che dopo aver cucinato ci ha intrattenuto con un’ accurata analisi dei nostri segni zodiacali (io son messo malissimo, doppiogiochista gemelli con un pungente scorpione come ascendente, che però a onor del vero dovrebbe garantirmi una buona dose di sensualità…) ci ha anticipato la sua partecipazione a una trasmissione televisiva a partire da sabato 1 febbraio: tutte le indicazioni per seguirla le trovate qui .
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Willi alle prese con i grani di paradiso.

Da Fossano (sì, lo stesso Paese di Emma di Masterchef 3) con furore, il mitico Willy delle nevi che ha sfidato impavido il maltempo per venire a trascorrere una serata a cucinare insieme, e come me è diventato ormai dipendente dallo sciroppo al sambuco con cui Tiziana ha dato un tocco speciale anche al montebianco che ha chiuso la cena in dolcezza. E che ci ha svelato un segreto: anche lui ha partecipato alle selezioni per Masterchef nella stessa edizione di Tiziana, arrivando fra i primi 100. Ma secondo me ci riproverà prima o dopo…
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Mapy che riempie paccheri come se non ci fosse un domani…

E poi Mapy, che oltre alla sua ormai inseparabile amica Enza è riuscita a conquistare con la sua simpatia e la sua carica vitale anche Tiziana, con cui ha spadellato polpette e riempito paccheri con un ritmo  che avrebbe lasciato di sale perfino i giudici di Masterchef.
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Il boss non sta con le mani in mano. Il boss scruta…

Non possiamo certo dimenticare il boss, Stefano Moraschini il capo di tutto il circo di Cucinare Meglio che ieri sera ha scoperto che cosa significa avere a che fare con una bastardella… inteso come recipiente, ovviamente. E che ha scrutato con sguardo sapiente e fotografato qua e là. Forse cercando ispirazione per nuove iniziative da proporre a noi blogger, forse in fremente attesa che i piatti venissero portati in tavola…
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In cucina è bello…Star in famiglia!!!

E’ stata davvero un’ esperienza inedita  cucinare live con questi amici, ed è stato proprio  bello, come “Star in famiglia” , sedersi a tavola a gustare le delizie cucinate e a  chiacchierare fra noi e insieme a due nuove amiche, le blogger di “Briciole in Cucina” . Un’ esperienza da ripetere, perché una volta all’ anno si può anche dimenticare che… ODIO IL BRODO!!!MENU DELLA SERATA
Intanto, come dicono dalle mie parti, “fatene una pelle con gli occhi” . Se poi magari partecipate al concorso UNO CHEF A CASA TUA, Tiziana potrebbe cucinarle per voi, queste meraviglie…

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-Polpette di seppia con crema di patate all’olio di oliva, cipolla di Tropea in agrodolce e granella di pistacchi di Bronte
-Calamarata di Gragnano con baccala’ mantecatoall’aneto, e grani di paradiso su salsa di sedano, mela verde e lemongrass
-Tonno marinato con senape e miele, in crosta di sesamo crudo con mattonella di melanzana al sambuco, cucunci caramellati al caffè e crema di cachi.                                                                                                               -Monte bianco con sciroppo di sambuco e agrumi

Il brasato della Memoria

Brasato in cotturaCi sono piatti che non si improvvisano all’ultimo minuto, che necessitano di una preparazione lunga e di una cottura lenta e importante. Non li si possono certo preparare tutti i giorni, ma quando ti chiedono di essere preparati (perché a volte sono davvero loro che te lo chiedono) devi dedicarci tutto il tempo che occorre, e prenderti la preparazione come un momento per riflettere su cose importanti che invece, di solito, occupano il tuo cervello meno delle partite di Candy Crush. E’ il caso del brasato, che ho preparato oggi come mio modo personale di celebrare il giorno della memoria. Non che sia un piatto kosher, il mio macellaio di fiducia non lo è, ma sicuramente aiuta la riflessione e il ricordo sia durante la preparazione, sia dopo averlo consumato restando pigramente seduti sul divano. Come sempre, non sarà una ricetta precisa quella che vi darò, ma una suggestione con alcune riflessioni, a volte puramente personali, altre un po’ più generali.

foto 1FASE 1 – La marinatura e il dottor Dulcamara

La carne va scelta con cura, preferibilmente chiedendo il “cappello del prete” con la sua caratteristica venatura di grasso che lo taglia a metà. Perché il grasso, sciogliendosi parzialmente durante la cottura, va a infiltrarsi fra le fibre della carne contribuendo a renderla più tenere a saporita. Si lardella il pezzo di manzo inserendogli delle sottili scaglie di aglio e poi lo si lascia a macerare tutta la notte con una bella bottiglia di vino rosso (questa volta abbiamo scelto il pinot nero) carote, sedano, cipolla, porro, pepe… e un mix di spezie che non vi dico perché non si può mica sapere tutto. Mentre i sapori si mischiano potete fare quello che volete. Io ho ascoltato l’Elisir d’Amore di Donizetti, in diretta dal Met di New York, commentandolo online su un gruppo di discussione di amici melomani. E qui è partita la prima riflessione sulla memoria: tutta la storia dell’opera ruota intorno a un miracoloso elisir che altro non è se non un vino rosso come quello che ho usato per il brasato. Solo che un imbonitore, il dottor Dulcamara, lo spaccia per un rimedio universale contro ogni tipo di male fisico e morale (fra l’altro, in questa versione lo fa mostrando una parente delle nostre infografiche).
Ecco, forse dovremmo stare più attenti a tutti questi imbonitori che cercano di rifilarci pozioni farlocche per risolvere problemi che invece, anche nell’opera, si risolvono semplicemente guardandosi meglio dentro. Io personalmente ogni volta che qualcuno mi promette i suoi miracoli, penso a Dulcamara e mi viene da ridere. E non prenderli troppo sul serio impedisce a questi personaggi di portare avanti i loro piani.

foto 4FASE 2 – La cottura e la palla di pongo

Quando hai lasciato a marinare il brasato per tutta la notte, la cucina al risveglio sa di spezie e vin brulè, ma in modo molto più discreto del profumo che si sente nelle baite di montagna o fra le bancarelle dei mercatini di Natale. Allora prendi le verdure, le fai scottare con l’olio nella pentola di ghisa e fai rosolare la carne poi aggiungi il vino e metti sul fornello piccolo per almeno tre ore. Devi solo girarlo di tanto in tanto, anche solo per sentire il profumo che sale aprendo il coperchio, e hai tutto il tempo per fare un’altra riflessione mentre gli altri in casa ancora dormono. E la riflessione nasce da un ricordo dell’ infanzia, che mi è tornato alla mente ascoltando una delle mie trasmissioni preferite, Melog di GIanluca Nicoletti , che in una puntata di fine anno parlava di razzismo facendo un esempio che è stato fra le mani di tutti noi da bambini. Quando ci regalavano il pongo era tutto diviso in colori precisi e ordinati, poi con l’uso si formavano palle multicolori, di volta in volta sempre più sfumati l’uno nell’ altro fino a diventare un generico, indistinto marroncino. Certo, sarebbe stato interessante mantenere intatta la purezza dei colori originali, ma avremmo dovuto non giocarci per creare qualcosa di nuovo. E probabilmente anche nella società è così: se non mischiamo i colori non creiamo niente di nuovo, e alla fine i colori si seccano, invecchiano e diventano non più utilizzabili. Sicuramente succede così nel brasato: passate le tre ore, anche quattro, è il momento di frullare le verdure che, appunto, diventeranno un mix profumato, indistinto e golosissimo di colori e di sapori.

image (1)FASE 3 – La polenta e il sole

Se pensate che stia a spiegarvi come si fa la polenta, scordatevelo: ci sono istruzioni chiarissime su tutte le confezioni della farina gialla. Una sola raccomandazione, quella di non utilizzare le polente veloci altrimenti addio agli ultimi 40 minuti di meditazione. Che ispirandosi al colore della polenta è rivolta al sole, simbolo comune a tutte le civiltà anche sotto forma di svastica, che qualcuno ha modificato per farne il simbolo del suo orgoglio e della sua sete di potere. Ma i simboli sono più potenti di ogni formula politica, e il sole tramonta su ogni tipo di impero: il problema è quello che succede fra l’alba e il tramonto. E’ lì che dobbiamo vigilare, per fare in modo che nessuno si monti la testa… e che non si formino grumi nella polenta. Che adesso è pronta, e allora stop alle meditazioni e via, una fetta dopo l’altra.

I galli cantano a Natale – Il menu di Odio il Brodo

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I prototipi delle magliette di Odio il Brodo

Ci hanno chiesto di darvi il nostro menu per il pranzo di Natale. Allora, iniziamo a dire che ovviamente il brodo di cappone ve lo scordate (almeno per il momento, ma a Natale siamo tutti più buoni, chissà…). Anche perché, diciamoci la verità, con l’età il rischio di scambiare noi galletti per degli innocui capponi si innalza notevolmente, e non vorremmo essere vittime di un equivoco. Però, dai, nonostante il tempo che avanza e sebbene siamo entrambi diversamente magri la nostra porca figura la facciamo, nelle nostre nuove magliette. Abbiamo indossato i prototipi per augurarvi Buon Natale e per anticiparvi che nel nuovo anno ci saranno alcune sorprese… Ma torniamo al Natale: lo sapevate che fra le tradizioni della vigilia in Spagna c’è quella di andare alla messa di mezzanotte, che viene chiamata “Missa del Gallo”? E uno di questi due galli andrà davvero a cantare alla messa di mezzanotte. L’altro no, sarà a casa a cucinare per la famiglia e gli amici un  menu rustico, fatto con tutte le ricette di cui finora abbiamo pubblicato l’infografica: polenta concia, fagioli al fiasco e castagnaccio: cercatele fra le pagine di questo blog. E prossimamente anche… no, questa è un’altra sorpresa.  Per il momento, tanti, tantissimi auguri!!!

 

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GERMINAL, di Emile e Gorgon Zola

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Un giorno lo scrittore francese Emile Zola scoprì fra gli appunti del fratello, il più noto gastronomo Gorgon, un quadernetto con degli appunti e fu subito attratto dal titolo di una di queste pagine: Germinal. Il titolo gli piacque così tanto che non continuò neppure a leggere, ma iniziò subito a scrivere uno dei capolavori della letteratura francese. Soltanto oggi, dopo accurate ricerche, noi di Odio il Brodo siamo riusciti a risalire  al capolavoro originario, la ricetta di questa insalata ,che funziona benissimo anche come antipasto, e che condividiamo con voi.Protagonista è il gorgonzola dolce, uno dei formaggi Mauri arrivati per la collaborazione con i blogger di Cucinare Meglio, che il buon vecchio Gorgon abbina con coraggio e determinazione ai germogli di soia e alla polpa di una mele verde, opportunamente passata nel limone per non farla annerire. A dare un pizzico di esotismo, una lieve grattuggiata di zenzero fresco.

Buona lettura. Cioè, scusate… buon appetito con
Germinal!

DUE CUORI E UN GORGONZOLA

Schermata 11-2456621 alle 18.59.35Non c’è niente da fare, se non ci metti qualcosa di piccante ogni serata a due rischia di restare un po’… lenta. Perché sono proprio le cose piccanti, come questo gorgonzola Mauri, a rendere attraenti anche le minestr… pardon, le polente riscaldate. La ricetta è semplice: basta prendere la polenta avanzata, stenderla sul piano di lavoro, tagliarla con delle formine a cuore e mettere al centro un cucchiaino di Bontàzola piccante Mauri, poi far riscaldare il tutto in forno fino a quando il formaggio si scioglie. Si può usare anche il microonde, se si ha proprio tanta fame.

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MERRY CRESCENZ…

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…oppure Mauri Christmas, scegliete voi. Il Natale imminente ha fatto tornare alla memoria una domanda che mi assilla fin da piccolo: come fa un solo Babbo Natale a portare, in una sola notte, i regali a tutti i bambini del mondo? Io una teoria ce l’ho, e la vedete visualizzata in questa ricette. Perché se di mamme ce n’è una sola, di babbi ce ne possono essere a dozzine: basta prendere i pomodorini, tagliarli tenendo da parte il cappuccio, poggiarci sopra la crescenza di capra Mauri e rimettere il cappellino. Per fare il naso, bacche rosa che a sorpresa non sono solo scenografiche, ma danno un sapore speziato a questi piccoli portatori sani di regali. Certo però che se li mangiate tutti…

MAURI CHRISTMAS

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Quest’ anno Babbo Natale è arrivato in anticipo. Neanche troppo, se pensate che qui a Milano l’avvento inizia proprio domani, domenica 17 novembre. E ha portato in regalo a Odio il Brodo una scatola di formaggi Mauri, che inizia così la sua collaborazione con i blogger di Cucinare Meglio.
Così, mentre prepariamo la nostra infografica abbiamo deciso di preparare anche qualche ricetta di altro tipo. Non aspettatevi dosi, q.b., pizzichi di sale e pepe… noi vi daremo soltanto delle suggestioni.
Allora, su le maniche, addosso i grembiuli e si comincia!