Occupandomi di food da qualche anno, vi dirò che sonno stanco di raccontare come sempre la storia di Toni, il garzone di panettiere (prestinèe, visto che siamo a Milano) che per sbaglio fece cadere l’uvetta e i canditi nell’ impasto del pane creando un dolce che prese il suo nome, PAN DE TONI, appunto.
A parte il fatto che non si sa neppure se sia vera, l’avrete sentita mille volte. Questa invece, almeno per me che l’ho sentita da poco, è nuova. Ed è assolutamente veritiera.
Oggi vi voglio parlare di un panettone speciale, oltre che per la sua qualità ( l’ho assaggiato a ottobre, piuttosto in anticipo sulla stagione, fra gli stand di Milano Golosa: bella manifestazione, fra l’altro, aspetto la prossima con l’acquolina in bocca…) proprio per la storia che racconta.
Si tratta del panettone della Pasticceria Giotto, parte del progetto di integrazione sociale avviato da tempo all’interno del carcere di Padova. Fra i vari progetti, quello che più riguarda chi si interessa di cibo è proprio il laboratorio di alta pasticceria in cui viene prodotto il panettone.
E anche qui, non starò a dirvi che è buono perché aiuta l’integrazione e altre chiacchiere che a Natale rischiano di diventare stucchevoli: è buono perché è buono da mangiare, ha pure vinto il titolo di Migliore Pasticceria d’Italia assegnato da Il Gastronauta, per il resto è utile.
Perché operazioni del genere non vanno fatte per bontà, ma perché serve a tutta la società fare in modo di reintegrare fra i suoi ranghi persone che hanno commesso magari degli errori, ma che hanno dei talenti di coltivare.
Nel sito della pasticceria Giotto troviamo le parole di uno dei lavoratori detenuti che sono davvero illuminanti:
“La mia è certamente una condizione migliore rispetto a quella di tanti altri detenuti; spero che anche altri possano avere questa possibilità. Sto imparando il mestiere di pasticcere. La possibilità di lavorare in carcere ha cambiato tante cose in me. Credo di essere maturato, di essere cresciuto. Imparando il mestiere spero di riuscire, una volta uscito, a fare una vita normale.”
Sul loro e commerce potete anche ordinare eventuali regali da fare agli amici o ai clienti, certi di fare una bella figura perché come vi dicevo i dolci che producono sono davvero squisiti. E fate un regalo anche al nostro Paese: quello della speranza di un cambiamento, che inizia proprio dq queste azioni concrete.
Appuntamento alla prossima settimana con un’altra storia di Natale dedicata al cibo.