Dice la Bibbia che Esaù vendette la primogenitura per un piatto di lenticchie, e ogni volta che da piccolo sentivo questa storia pensavo che probabilmente doveva essere esaù…rito.
Ma al di là del gusto che mi danno da sempre i giochi di parole, anch’ io apprezzo, e molto, il sapore di questi legumi che una stupida tradizione vuole relegate soltanto a capodanno perché dovrebbero portare soldi. A parte il fatto che con tutte le lenticchie che ho mangiato a quest’ ora avrei dovuto essere in grado di lanciare un’ opa in solitaria su Microsoft e Facebook insieme, acquistando twitter con il resto…
Quando me ne sono reso conto, ho iniziato a mangiarle quando meglio mi pareva e ad arrangiarle in più modi. Questo è l’ultimo: trito di scalogno visto che Carlo Cracco definisce figo chi lo usa, ma a dirla tutta ora fa lo stesso anche con le aptatine rustiche, olio e un bel pacchetto di lenticchie di quelle che non necessitano l’ammollatura perché non avevo tempo.
Poi, qualche mestolata di acqua calda e un dado star vegetale, per insaporire il tutto un profumatissimo mix di spezie che solitamente uso per il pollo tandoori indiano, una spolveratina di zenzero fresco grattugiato che uso per i piatti cinesi, un trito di rosmarino di Montevecchia (che mi era avanzato dalle lasagne così ho provato) e vqueste lenticchie da giro del mondo le ho lasciate a cuocere fino a quando si sono ammorbidite.
Una volta in tavola, un giro d’olio e un rametto di rosmarino per guarnire, e avrei venduto la primogenitura anch’io… O almeno noleggiata.