“Non c’è libertà che non contempli quella dei sensi e le condizioni del godimento. Non v’è alcun piacere, senza libertà.”
Questa frase è presa dal libro CUOCHE RIBELLI dove si parla di figure femminili in cucina che non sono le solite mamme e nonne, ma donne che hanno fatto una “cucina impudica” attraversando il novecento con le loro personalità decise: una cocotte parigina, una militante anarchica della Colonna Durruti, un’allieva della scuola d’arte tedesca e membro di una cellula spartachista.
Nel suo piccolo, la nostra Partigiana di melanzane resiste ai luoghi comuni per cui la cucina deve essere una cosa o dolce e buona che ricorda la mamma e i sapori dell’infanzia, o un’ opera d’arte da commentare con la stessa sussiegosa incomprensione che si ha di fronte a un’ opera d’arte contemporanea, o una riproposizione fedele dei piatti di una tradizione che ormai non esiste più.
Così per celebrare la festa della liberazione dai luoghi comuni abbiamo dato alla solita parmigiana un twist più deciso. Le melanzane sono state fatte saltare con l’aglio, che tiene lontani mostri e vampiri , e non fritte perché per resistere bisogna cercare di essere più leggeri.
Il pomodoro concassé è stato saltato col peperoncino, perché un po’ di piccante aiuta a non annegare tutto in una indistinta passata .
Al posto della fresca mozzarella il gusto “montagnino” del taleggio e invece del basilico il profumo intenso dell’ erba cipollina.
Il tutto, dentro una fetta di peperone svuotato e scottato (ma non troppo perché per motivi ideologici non si può certo ammorbidire eccessivamente 😉 ) prima di un rapido passaggio in forno.
Magari non piacerà a tutti, ma la resistenza è servita anche a far capire che quello che era piaciuto a tutti per vent’anni non era poi così buono. Sicuramente però non lascerà indifferenti, e se un piatto sicuramente non basta a scuotere le coscienze, sicuramente scuoterà il palato.
Per rifare la solita parmigiana, poi, saremo in tempo tutto l’anno. Oggi si resiste.