Tortilla, guerrilla, espadrilla: omaggio alla Spagna che non c’è più…

Tortilla, guerrilla, espadrilla: omaggio alla Spagna che non c’è più…
Tortilla, guerrilla, espadrilla: omaggio alla Spagna che non c’è più… 5 1 Anonymous

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Todo cambia, cantava Mercedes Sosa anche nel film di NannI Moretti “Habemus Papam”, e proprio nell’ anno in cui tutto il mondo sembra innamorato di papa Francesco, l’uomo venuto dalla fine del mondo ( espressione che un pochino di ansia me l’aveva data, per essere sinceri) i Mondiali sembrano essere i mondiali degli outsider.

Non parliamo del Costa Rica, che è meglio, ma dell’ ormai irrimediabile uscita della Spagna dal torneo mondiale, e lo facciamo ricordando alcune cose che questo Paese ha regalato  alla storia personale di tanti di noi.

Le espadrillas, per cominciare, che nei primi anni ottanta erano  diventati un vero e proprio oggetto di culto se ci penso sento ancora la corda che mi segna la pianta dei piedi, sensazione che mi ha sempre fatto collegare l’invenzione di queste scarpe alle torture dell’ inquisizione spagnola. Però erano davvero “alternative” e pure “fashion”: Don Johnson le indossava nei telefilm di Miami Vice, e comprarle per due lire ci faceva sentire fighi. Negli ultimi anni si è tentato di rilanciarle, vestendole di toni fashion e aumentando il prezzo a dismisura, ma questi revival lasciano sempre un po’ il tempo che trovano.

Beh, forse allora è meglio pensare alla guerrilla, quella forma di lotta per bande che il tempo ha trasformato da strategia di combattimento un po’ ninja in uno strumento di marketing che invade le città con eventi come i flash mob o le invasioni di giovani vestiti con i colori del prodotto che cercano di offrire ai passanti. Insomma, anche la guerrilla non è più quella di una volta. O inn un modo inconsueto per colorare la città con aiuole che spuntano nel corso di una notte.

Quella che è rimasta identica è la  tortilla, questa golosissima specie di frittata che si fa tagliando a fettine un paio di patate ( anche una piccola cipolla, se amate osare) e di farle cuocere, non friggere, in poco olio di oliva. Una volta cotte, asciugatele dall’olio in eccesso e poi mettetele insieme a cinque/sei uova in un tegame, come per fare una frittata.

Quando è cotta, tagliatela a metà e riempitela di prosciutto (io preferisco quello cotto), poi domani sera divoratela nervosamente di fronte alla televisione facendo tutti gli scongiuri del caso e sperando che quel diavolo di Mick Jagger abbia ragione anche stavolta… 😉

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